1995/L’Inter ritorna ai Moratti: Massimo e quella nostalgia di Corso e Suarez

Una storia al giorno
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Doveva farlo, doveva riprendere l’Inter sapendo che avrebbe avuto più tormenti che soddisfazioni. Massimo Moratti, il figlio di Angelo e di Lady Erminia, la madre che lo ha cresciuto mettendogli in testa che prima di essere ricchi fuori bisogna fare tanto per diventarlo dentro, il 18 febbraio del 1995 si è preso la società nerazzurra riaprendo la saga della famiglia dei petrolieri. L’ha rilevata da Ernesto Pellegrini chiudendo l’operazione con un assegno di 50 miliardi di vecchie lire e poi, nei suoi anni di presidenza, ha investito grandi cifre: si calcola che Moratti abbia speso 1,2 miliardi di euro tra il 1995 e il 2013 quando ha ceduto il club all’indonesiano Erick Thohir.

Massimo, 49 anni allora, cinque figli, molti interessi, l’uomo che avevano scelto per vestire Milano con i colori olimpici, ha voluto rischiare la gamba per arrivare dove voleva, per non guardare più solo con nostalgia quella foto con dedica di Mario Corso e Luisito Suarez che teneva sulla scrivania. Lo consideravano pazzo per quel viaggio sentimentale che sognava, ma lui era certo che non sarebbe stato utopia. Voleva regalare qualcosa di speciale alla sua città allora triste.

Massimo Moratti il giorno dopo l’acquisto è andato a San Siro per la prima partita della “sua” Inter allora allenata da Ottavio Bianchi e assistere alla sfida con il Brescia vinta 1-0 con il gol di Nicola Berti. Entrando nello stadio, avvicinandosi agli spogliatoi, il neo patron ha sussurrato: «Mi tremano un po’ le gambe, rivivo tante emozioni».

Dicono che Massimo abbia imparato a tifare Inter in una domenica di novembre del 1949, era il 6, quando suo padre Angelo lo portò a San Siro per vedere il derby che il Milan perse 6-5, dopo essersi illuso di poter stravincere visto che il Milan era andato in vantaggio 4-1, senza però fare i conti con la forza dei nerazzurri del presidente Carlo Rinaldi Masseroni e di Amadeo Amadei. Al primo impatto è scattata la scintilla e l’Inter è entrata nel suo cuore.

Suo padre Angelo, il figlio del farmacista Albino, presidente dal 1955 al 1968, diventato miliardario guadagnando i primi soldi come piazzista di oli lubrificanti e combustibili, prese la squadra da Masseroni, l’uomo del sigaro che spegneva mai. Da allora, per rivedere l’Inter al vertice dopo tanti, forse troppi, allenatori si è dovuto attendere il 1960 ed Helenio Herrera con un nuovo calcio di una squadra inimitabile andando anche dietro alle intuizioni di Italo Allodi, il grande conoscitore del calcio.

Massimo Moratti ha rifondato l’Inter portandola ai fasti del calcio internazionale. Con Roberto Mancini in panchina nel 2004 si è aperto un ciclo di vittorie, tre scudetti, due Coppe Italia e due Supercoppe italiane. La striscia è proseguita con José Mourinho che dal 2008 al 2010 ha conquistato altri due scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana ma, soprattutto, la Champions League nel 2010, a 45 anni di distanza dal precedente successo, e in quella stagione l’Inter ha centrato il triplete vincendo scudetto, Coppa Italia e, appunto, Champions League battendo, allo stadio Santiago Bernabéu di Madrid, il Bayern Monaco 2-0.

Carlo Santi

Nella foto, a sinistra Ernesto Pellegrini e a destra Massimo Moratti a San Siro durante Inter-Brescia del 19 febbraio 1995

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