1984, Francesco Moser a Città del Messico “frantuma” Merckx

Una storia al giorno
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Sensazionale impresa di Francesco Moser a Città del Messico. Il 19 gennaio 1984 il trentaduenne ciclista trentino ha detronizzato quello che era ritenuto un mito irraggiungibile: Eddy Merckx. Moser ha infranto il muro dei 50 chilometri nell’ora arrivando a 50,808 contro i 49,432 del fuoriclasse belga anche se nel 2000 l’Unione Ciclistica Internazionale (Uci) ha cancellato questo record e il successivo, ottenuto quattro giorni dopo sempre a Città del Messico con 51,151 chilometri, per via delle ruote utilizzate, quelle lenticolari non comparabili con le ruote normali.

Il record del 19 gennaio è arrivato al termine di sessanta minuti che Moser non avrebbe dovuto correre per intero. Difatti, Francesco era partito per realizzare il primato dei 20 chilometri. Invece, dopo aver battuto quello dei 5 chilometri (5’48”20 contro i 5’50”710 di Oersted) e dei 20 chilometri (23’30”92 contro i 24’06”80 di Merckx), sulla pista in cemento del velodromo del Centro Deportivo Olimpico, ha continuato. Doveva essere una prova generale in vista del tentativo previsto per lunedì 23 gennaio. Le condizioni non erano neppure favorevoli, con un tasso di umidità molto alto. Arrivato in pista alle 7, Francesco ha effettuato il riscaldamento al rullo; non c’era vento ma la curva esposta a nord era molto umida, troppo scivolosa e, quindi, rischiosa. L’equipe dell’Enervit, che aveva preparato la spedizione, ha deciso di rinviare l’inizio del tentativo: anziché alle 9, Moser è sceso in pista alle 10.33. La sua bicicletta aveva le ruote lenticolari in carbonio, quella posteriore con diametro di centimetri 69,5, un rapporto 56x15 che sviluppava 8,101 metri ogni pedalata.

Superati i 20 chilometri, ecco Moser continuare, cogliendo di sorpresa anche il suo staff. Dopo mezz’ora il suo vantaggio nei confronti di Merckx era di 50”, dopo 30 chilometri era salito a 58” e dopo 40 oltre il minuto prima di concludere con il record.

Festeggiato dal cittì del ciclismo Alfredo Martini e da quello del calcio, Enzo Bearzot in Messico per preparare la tournée del 1985, Moser ha ammesso di essere partito per il record dei 20 chilometri ma «una mezza idea di continuare la avevo. Le gambe giravano a dovere e non faticavo». Tutto ciò non lo ha fermato per il tentativo programmato quattro giorni dopo. Superbo, incredibile, il campione trentino ha fatto ancora meglio: record nei 5 chilometri (5’47”163), record nei 20 chilometri (23’21”592) prima di abbattere il muro dei 51 chilometri nell’ora con 51,151. In questa occasione ha utilizzato un rapporto più duro rispetto a giovedì, un 57x15 (8,17 metri ogni pedalata). Moser ha battuto Moser e avrebbe potuto fare anche meglio se non fosse stato infastidito dal vento.

Tutto è stato vanificato anni dopo dall’UCI. Nel frattempo, nel 1993, il britannico Graeme Obree ha battuto il record di Moser con 51,596 con una bicicletta diversa da quelle tradizionali, che gli permetteva di assumere una posizione “a uovo”. Nel 2000 il colpo di spugna della stessa UCI che ha riconosciuto i record non omologati - i due di Moser e quest’ultimo - come migliori prestazioni, prima di fare qualche passo indietro, nel 2014, sull’uso di biciclette “speciali”.

Carlo Santi

 

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