Era l’anno 1966: due adolescenti dell’epoca (Franco Gerardo e Gino Donatiello) frequentavano il campo di atletica leggera allenandosi agli ordini dei tecnici FIDAL Antonio Furno e Libero Iannelli.Uno di loro (Franco Gerardo che poi sarebbe stato denominato “Franco Rugby”) aveva un fratello Adolfo Gerardo, ruolo tallonatore del Petrarca PD e della Nazionale campione di rugby (disciplina a quei tempi sconosciuta nella città di Benevento) ma della quale sarebbe diventato a sua volta campione insieme all’amico Gino. Questi due giovanotti convinsero i loro compagni che sarebbe stato interessante provare anche quella nuova disciplina sportiva.In tal modo si costituì un nutrito gruppo che, con la complicità di un monaco francescano (padre Antonio Bevilacqua) e un gruppo di dirigenti del C.S.I. (Centro Sportivo Italiano) di Benevento tra cui Giovanni Nobile e Aldo Cusano, diedero vita alla U.S. Rugby Benevento.Ne derivò una lunga e coinvolgente storia che dura nella ns. Città da ormai cinquantotto anni e che ha coinvolto l’intera provincia portando Benevento ai vertici della pallovale italiana.La storia di questo movimento si è intrecciata nel 1979 con quella di Pellegrino Varricchio, imprenditore cittadino innamorato della sua terra per la quale era disposto a mettersi sempre in gioco: lo aveva fatto con successo nel campo dell’imprenditoria metalmeccanica costruendo dal nulla un’azienda di invidiabile valore (l’IMEVA), lo volle fare anche nel campo dello sport affiancando il nome dell’azienda a quello della squadra di rugby di Benevento, un modello quest’ultima di come lo sport con i suoi valori sia in grado di abbattere qualsiasi tipo di barriera: la cosa era fortemente apprezzata dall’uomo Varricchio, persona in grado di creare con le maestranze della sua azienda legami che nulla avevano del classico rapporto tra datore di lavoro e dipendente.Il suo merito fu quello di cogliere nell’esperienza avanzata da Giovanni Nobile, Aldo Cusano e Franco Ascantini il messaggio pedagogico proposto tramite il rugby: lo sport come momento di inclusione, crescita sociale e culturale dei praticanti finalizzato alla formazione dei futuri cittadini del mondo.Mentre il Rugby Benevento – coinvolgendo il mondo della scuola tramite i suoi allenatori-docenti di educazione fisica – proponeva un momento formativo che interessava la crescita umana e morale dei praticanti a trecentosessanta gradi, Pellegrino Varricchio – e successivamente i suoi figli Angelo, Marisa e Pietro – hanno sostenuto i rugbisti beneventani anche nel mondo lavorativo coinvolgendo molti di loro come dipendenti dell’azienda: ancora oggi molti dei mitici atleti del Rugby Benevento lavorano presso l’ IMeVa con la lena e l’entusiasmo applicato in campo per la crescita dell’Azienda.
Dai ranghi dell’IMEVA sono venuti, tra gli altri, un apprezzato presidente della società nella persona di Franco Fiore e un dirigente storico del club sannita (Giancarlo De Nigris) per nominare solo alcuni dei rugbisti che hanno condiviso con l’IMeVa l’esperienza sportiva e professionale.
Ricordare il Cavalier Pellegrino Varricchio è per noi del movimento rugbistico sannita un onore che ci gratifica profondamente: ricordiamo con affetto l’uomo e l’imprenditore a cui il ns. mondo deve tantissimo.
Se ognuno di noi ha tante gesta sportive da ricordare e da narrare ai propri figli lo dobbiamo anche a gente come lui: i meriti di Pellegrino Varricchio lo collocano in un consesso celeste ideale di rugbisti che perpetuano le gesta terrene del nostro sport.
Al Cavaliere Varricchio e a tutti i rugbisti che “hanno passato la palla” un caloroso triplice urrà come saluto ed augurio in occasione del Santo Natale che si celebra in questa occasione.