1994/Ayrton Senna muore a Imola: Formula 1 sotto choc

Una storia al giorno
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Gran Premio di San Marino a Imola, primo maggio 1994, ore 14.17: Ayrton Senna è vittima di un terribile incidente alla curva del Tamburello. Alle 14.17 Ayrton perde il controllo della sua Williams alla curva Tamburello. L’impatto con il muro è terribile, la vettura rimbalza a forte velocità. Senna viene trasportato in elicottero all’Ospedale Maggiore di Bologna. Ogni tentativo per salvargli la vita è stato inutile: alle 18.37 il suo cuore si è fermato.

Cosa accadde davvero quel giorno a Imola dove nel 1998 in un altro primo maggio aveva già vinto? Ayrton è stato trafitto alla testa dalla punta del braccetto della sospensione anteriore destra della sua Williams FW16-Renault, scuderia nella quale era appena arrivato lasciando la McLaren. Quella lama si è infilata fra la calotta del casco e la guarnizione di gomma, nell’unico punto vulnerabile, e ha ucciso Senna. Ma perché la sua Williams è finita contro il muretto alla curva Tamburello? Non si deve escludere che le modifiche allo sterzo di una macchina che Ayrton non riusciva a guidare siano state la causa. I meccanici hanno adattato il piantone dello sterzo riducendo il diametro e avrebbero utilizzato un tubo arrugginito che in gara si è rotto, collassato, e la macchina è diventata inguidabile finendo sul muro.

Di Ayrton Senna, di Magic come era chiamato, rimangono le 41 vittorie, le sue 65 pole e i 161 gran premi disputati e tre titoli di campione mondiale, nel 1988, 1990 e 1991. Di lui rimane il mito di un pilota immortale. Nato a San Paolo il 21 marzo 1960, Senna era un ragazzo introverso, credente, il volto triste e la concentrazione massima per arrivare al risultato. Sapeva spremere la macchina al momento opportuno per arrivare alla vittoria, in gara come in prova, ed era il re della pioggia per la sua dote di saper guidare sul bagnato. La sua morte ne farà un pilota immortale, un autentico mito, un campione del quale si poteva dire che solo Senna poteva battere Senna.

Week end tragico a Imola in quel 1994. Prima l’incidente a Rubens Barrichello il venerdì, poi la morte di Ratzenberg. Alle 13.15 del 29 aprile, dopo un quarto d’ora dall’inizio del primo turno di qualificazione, la Jordan di Barrichello vola contro le barriere di protezione e si disintegra in aria e si frantuma sui cumuli di pneumatici. Il pilota è intubato e portato all’Ospedale Maggiore di Bologna. Frattura al naso più contusioni a una mano e alle costole per il pilota.

Appena ventiquattro ore dopo, alle 13.16 di sabato 30 aprile, la Simtek dell’austriaco Roland Ratzenberger, debuttante pilota austriaco, affronta la curva Villeneuve, la più pericolosa del circuito. La Simtek si schianta, tagliata in due. I soccorsi scattano immediati, il pilota è incosciente, con la testa ciondolante, trasferito anche lui all’Ospedale Maggiore di Bologna: alle 14.15, 59 minuti dopo l’impatto, il dottor Giuseppe Piana comunica la morte di Ratzenberger a causa di una frattura alla base cranica e danni cerebrali irreversibili.

Carlo Santi

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