1973/Marcello Fiasconaro apre la serie dei record sugli 800 metri

Una storia al giorno
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La stagione sudafricana del 1973 di Marcello Fiasconaro si è conclusa con un crescendo scoppiettante: quattro record italiani degli 800 metri, dall’1’46”4 realizzato il 26 marzo a Stellenbosch fino all’1’44”7 del 27 aprile a Johannesburg passando per l’1’46”3 a Pretoria (7 aprile) e l’1’45”2 di Potchefstroom (22 aprile). Questo, il preludio allo straordinario record del mondo che March ha firmato all’Arena di Milano il 27 giugno sempre del 1973 con 1’43”7.

Fiasconaro ha sconvolto il mondo dell’atletica con il suo modo di correre passando dai 400 metri agli 800 seguito con meticolosa cura dal suo allenatore Stewart Banner. Erano gli anni Settanta e lo sport era vissuto certamente in maniera diversa, probabilmente con minor professionismo inteso come cura di determinati particolari, ma con uno spirito che lasciava spazio al divertimento e al desiderio di gareggiare senza dover correre dietro a sponsor o apparizioni. Si correva e ci si divertiva.

Il 26 marzo 1973, Fiasconaro, guarito dai malanni a un piede e una caviglia patiti nel 1972, era iscritto a una riunione di atletica a Stellenbosch, pista in tennisolite. Ha corso i 400 metri in 46”2, sette decimi oltre il suo primato italiano. Un’ora dopo, Marcello tornava in pista con il sudafricano Dennie Malan, che era intenzionato ad attaccare il record del mondo degli 800 metri. Fiasconaro si era offerto di fare da lepre all’amico e ha corso il primo giro in un tempo straordinario, 49”0, proseguendo insieme. Alla fine il successo è andato con 1’45”7 a Malan, oltre un secondo dal record, con Fiasconaro secondo in 1’46”4, crono che ha scalzato il record italiano che Franco Arese avevo realizzato a Rieti con 1’46”6 nel settembre del 1972.

Marcello, nato a Città del Capo il 19 luglio 1949, figlio di Gregorio, musicista di Castelbuono, provincia di Palermo, deportato in Sud Africa dalla forze britanniche durante la seconda guerra mondiale, era apparso in Italia tre anni prima e ha ottenuto il passaporto italiano nel 1971. Quattrocentista capace di conquistare la medaglia d’argento agli Europei di Helsinki ’71, ha scelto quasi per caso di cimentarsi anche negli 800 metri. «Perché questa scelta? Ci sono tante spiegazioni - ha detto allora Fiasconaro - Quella tecnica: aiutano a trovare una resistenza utile e necessaria. Quella umana: mai fossilizzarsi con una sola prospettiva, ma cercare altre strade, perché cambiare diverte e fa trovare nuovi interessi. Quella cattiva: la gente avrà modo di parlare e i giornalisti di scrivere».

Un campione straordinario, Marcello, che ha interpretato lo sport - atletica ma anche rugby - nel modo migliore, divertendosi, girando il mondo, avere tanti amici con il suo stile di vita. L’atletica è sempre stata vissuta come sport puro, allenandosi quando e dove voleva.

Nei suoi anni d’oro, Fiasconaro è stato il migliore nell’accoppiata 400-800 con i suoi primati di 45”5 e 1’43”7 tanto da dire nessuno come lui. Quando ha cominciato a correre gli 800 metri, e lo ha fatto subito a livello mondiale, prima del suo fantastico record a Milano, ha mostrato di non subire troppi scompensi dovuti all’adattamento.

Carlo Santi

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