1991/In un maledetto 17 marzo l’ultimo tango di Diego Maradona a Napoli

Una storia al giorno
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Sarà strano, ma l’addio di Diego Maradona da Napoli ha una data particolare: quella del giorno 17. Era marzo, anno 1991, e la storia d’amore tra la città e il pibe de oro durava da sette anni si è bruscamente interrotta così come la sua avventura in serie A. Quella domenica all’allora stadio San Paolo il Napoli di Alberto Bigon ospitava il Bari di Gaetano Salvemini. I padroni di casa, non brillanti in classifica, hanno vinto per 1-0 con la rete di Gianfranco Zola. La festa, una piccola festa in un campionato poco felice per gli azzurri, ha avuto un epilogo triste: al controllo antidoping nelle urine di Maradona sono state trovate tracce di cocaina. Non era la prima volta che Diego aveva assunto la polvere bianca. L’ingegner Corrado Ferlaino, il presidente di quel Napoli, ha rivelato che il numero 10 argentino ma anche tanti altri calciatori di quel periodo, assumevano cocaina prima di una partita. Cosa accadeva per non essere trovati positivi? Al pari di tantissimi altri giocatori di quel periodo, però, il Pibe riusciva a bypassare i test anti-doping nascondendo nel pantalone una “pompetta” con l’urina di un compagno “pulito” prima dei controlli, come ha raccontato il presidente.

Diego Maradona era arrivato al Napoli nell’estate del 1984 acquistato, grazie al lavoro di Juliano, dal Barcellona. Il 5 luglio di quell’anno, Maradona è stato presentato allo stadio San Paolo. Per lui sono accorsi in ottantamila e lui è entrato palleggiando con un’arancia. Nella stagione 1986-1987 il Napoli, guidato in panchina da Ottavio Bianchi, ha vinto il suo primo scudetto e la Coppa Italia, un’accoppiata straordinaria. Bis nella stagione 1989-1990 prima della squalifica per doping l’anno seguente, stagione cominciata con il successo dei partenopei nella Supercoppa italiana battendo la Juventus per 5-1. I primi problemi, legati alla cocaina, ci sono stati nel secondo turno di Coppa dei Campioni. Il Napoli doveva affrontare lo Spartak Mosca al ritorno (0-0 al San Paolo) ma Diego non partì per Mosca raggiungendo la squadra con un volo privato solo all’ultimo momento. Maradona il giorno della partenza della squadra non era in condizione di partire.

Un calciatore speciale, unico, capace di risolvere da solo una partita. Quattro i Mondiali disputati con l’Argentina (1982, 1986, 1990 e 1994) con il titolo conquistato nel 1986 e il secondo posto nel 1990 e nel 1986 autore del gol del secolo contro l’Inghilterra nei quarti di finale. Pallone d’oro alla carriera nel 1995 perché fino al 1994 il premio era riservato solo ai giocatori europei.

Dopo quel maledetto 17 marzo 1991 con l’ultimo tango di Diego al San Paolo, è arrivata una squalifica di un anno e mezzo e l’addio del Pibe de Oro dalla squadra azzurra. Il campione straordinario, il giocoliere che faceva impazzire tutti, uno dei più (o il più) grandi di sempre ha trovato casa a Siviglia.

Alla Bombonera di Buenos Aires l’addio al calcio giocato di colui che è stato l’icona del football. Era il 10 novembre 2001, una partita da ascoltare, da ricordare, tra la nazionale argentina e una selezione di campioni.

Poi Diego ha attraversato la vita un po’ allenando, un po’ districandosi tra i guai prima di lasciarci, il 25 novembre 2020 nella sua casa di Tigre, nella provincia di Buenos Aires, a soli sessant’anni e dopo 353 gol realizzati della sua magnifica carriera.

Carlo Santi

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