1944/Rudolf Harbig, il re del mezzofondo mandato a morire da Hitler

Una storia al giorno
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Un duello definito epico tra il mezzofondista tedesco Rudolf Harbig che è morto il 5 marzo del 1994, e il nostro Mario Lanzi si è svolto all’Arena di Milano il 15 luglio 1939. Erano, loro due, i due più celebri interpreti degli 800 metri e quel giorno hanno deliziato diecimila persone in una sfida che ha visto cadere il record del mondo. Una corsa straordinaria, lanciata dai polmoni dell’azzurro che nel 1936 alle Olimpiadi di Berlino aveva conquistato la medaglia d’argento mentre Harbig aveva vinto l’oro ai campionati Europei del 1938. Ritmi folli per quegli anni, 52”5 a metà gara prima che Harbig, che seguiva Lanzi a tre metri, all’ingresso dell’ultimo rettilineo come un lampo lo ha superato brutalmente per chiudere in 1’46”6 frantumando così il primato del mondo che apparteneva all’inglese Wooderson con 1’48”4. Il giorno dopo - si disputava l’incontro di atletica tra Italia e Germania - i due campioni si sono sfidati nei 400 metri e questa volta il responso li ha visti tagliare il filo di lana (allora c’era) insieme in 46”7, record tedesco e record italiano, a soli sei decimi dal mondiale di Archi Williams. Nella loro scia, Ottavio Missoni è finito al terzo posto in 47”8.

Le Olimpiadi del 1940 avrebbero visto non solo un Lanzi più saggio nelle sue scelte tattiche, ma un grandissimo duello. La guerra, invece, ha privato tutti della disputa di quei Giochi come di quelli del 1944. E proprio nel 1994, il 5 marzo, Rudolf Harbig si è spento a 30 anni in un ospedale da campo sul fronte orientale, a Kropyvyc’kyj, nell’attuale Ucraina. La seconda guerra mondiale aveva visto il sassone nato a Dresda l’8 novembre 1913 arruolato tra le truppe aerotrasportate della Germania di Hitler. Rudolf è stato ferito una prima volta nel 1943 e ha trascorso alcuni mesi in ospedale. Rimessosi, era tornato a combattere e inviato, con il grado di Feldwebel, ossia di sergente, sul fronte russo agli ordini del capitano Friedrich August von der Heyd. In occasione della controffensiva sovietica sul fronte costituito dal fiume Dniepr contro la Wehrmacht, Harbig è stato ucciso. Non aveva ancora trentuno anni. Nella sua città natale, Dresda, sulla sua tomba, purtroppo vuota perché il suo corpo non è mai stato ritrovato, è stato scritto «Solo i dimenticati sono morti».

Viveva per l’atletica, Harbig. La sua era classe pura, un atleta capace di correre i 100 metri in 10”6 e secondo il suo allenatore, Waldemar Gerschler, un tecnico dalle idee moderne che faceva dell’interval-training il suo credo, sarebbe stato capace di scendere a 1’44”-1’45” sugli 800 metri se non fosse stato frenato dalla guerra. Il loro rapporto è cominciato nel 1934 quando Rudolf è stato notato, ventunenne, in una gara di propaganda. È stato un grande in quegli anni, Harbig, rimanendo imbattuto per quattro stagioni, dal 23 agosto del 1936 al settembre del 1940 quando è stato sconfitto proprio da Mario Lanzi a Como in una gara tattica, 1’54”2 contro 1’54”7.

Carlo Santi

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